WWE 2K19 Recensione: saliamo sul ring con le superstar del wrestling

Con l'ultimo capitolo, 2K realizza quello che è senza dubbio l'episodio più vasto e ricco dell'intera serie. Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.

WWE 2K19
Recensione: PlayStation 4 Pro
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Sono molte le serie di videogiochi sportivi a reiterarsi ogni anno, fortificando di volta in volta le solide basi sulle quali poggiano. Lo stesso discorso si applica a fasi alterne anche al mondo del wrestling di WWE 2K, che - purtroppo - nelle ultime edizioni si è presentato un po' zoppicante sulla rampa d'ingresso per quanto concerne il gameplay. In piena concomitanza con il ritorno sul ring di Undertaker e Triple H, ci siamo ritrovati a recensire la versione 2019. Proprio come il pubblico a WrestleMania, ci aspettavamo un grande spettacolo dal titolo di Yuke's e di Visual Concepts: WWE 2K19 avrebbe dovuto non solo mantenere le buone idee dei precedenti capitoli, ma anche dar seguito al restauro di un'ossatura ormai datata. Al netto di un roster sconfinato e tante succulente novità, la formula di gioco ereditata da Smackdown! vs. Raw permane simile a se stessa, nonostante i segni del tempo. Dopo un fenomenale benvenuto da parte di AJ Styles in copertina, ci siamo tuffati dalla terza corda sul prodotto finale: pronti per il giorno del giudizio?

    Respect the Beard (Il ritorno dello Showcase)

    Sulle note di "Survival" di Eminem, ci siamo trovati dinanzi a un menù minimale ed elegante, perfetto per esporre quella che è un'offerta ludica semplicemente titanica. Correremmo il rischio di perderci nell'elencare ogni singola modalità, per cui sarebbe meglio partire direttamente dalla ciliegina sulla torta. Assente nel precedente appuntamento, torna a grande richiesta la Presentazione (Showcase), interamente dedicata alla figura di Daniel Bryan.

    Dal debutto a Velocity nel 2003 al trionfo di WrestleMania XXX, abbiamo avuto modo di ripercorrere la difficile carriera dell'American Dragon, assaporandone gioie e dolori. Tra un match e l'altro, è stato lo stesso Danielson a raccontarsi, con l'ironia di chi ha sempre lottato per i propri sogni. Pur trovando dissonanti le voci di Saxton e Graves, al tempo non presenti in WWE, non abbiamo potuto far altro che constatare l'incredibile fedeltà nella riproduzione degli eventi. A partire dalle grafiche delle arene, passando per i costumi originali, fino ai commenti contestuali dei telecronisti, tutto è stato riproposto con dovizia di particolari. In aggiunta, per passare all'incontro successivo, è stato necessario portare a termine alcuni obiettivi.

    Banalmente intesi come elemento di sfida, questi si sono rivelati un intelligente stratagemma per rivivere l'esatto andamento dei match. Vista la varietà delle stipulazioni incluse nel pacchetto (Extreme Rules, Steel Cage, Backstage Brawl etc.), il rischio di percepire una certa ripetitività di fondo è stato totalmente allontanato. Ciò che invece ha destato in noi qualche perplessità è stata la scarsa accessibilità del livello di sfida, anche a difficoltà "Normale": i veterani della serie non troveranno particolari ostacoli nel concludere il proprio viaggio, mentre i neofiti potrebbero sudare le proverbiali sette camicie. L'intelligenza artificiale dei nostri avversari si è dimostrata tutt'altro che permissiva, sfruttando al meglio le contromosse. Costumi alternativi, arene e personaggi extra affrontati durante la modalità Showcase sono poi sbloccabili portando a casa la vittoria (e qualche disfatta programmata). Dopo aver subito le angherie di The Miz, sconfitta l'Authority ed esserci confrontati con lo spettro del ritiro dalle scene, siamo quindi giunti a un incontro finale "a sorpresa", del quale però non vi diremo nulla. Dette le nostre preghiere e prese tutte le vitamine, passiamo quindi al resto dell'offerta di WWE 2K19.

    It doesn't matter what your name is! (Alla scoperta della Carriera)

    Rovistando nel cassetto di qualsiasi appassionato di wrestling, scovare il sogno di calcare il famigerato ring potrebbe essere alquanto scontato. "La mia Carriera" (My Career) ci ha consentito di realizzare questo preciso desiderio: dopo aver creato da zero un personaggio, abbiamo intrapreso un lungo percorso di maturazione, dalla scena indipendente fino ai palchi più ambiti. Ciò che maggiormente ha attirato la nostra attenzione è senza dubbio il mastodontico editor, curato in ogni suo aspetto e dall'incredibile flessibilità. Gli atleti della domenica potranno accontentarsi del buon numero di preset e risparmiare tempo prezioso, mentre i precisini dovranno cancellare qualche giorno (intero) dal calendario prima di abbandonare appagati tale sezione.

    La scelta dell'aspetto fisico e del parco mosse, pesantemente limitata nella fase iniziale, non è stata altro che la punta dell'iceberg. Sono bastati pochi minuti all'interno dell'editor per renderci conto della sua profondità: oltre alla parte dedicata al lottatore, con entrate ed esultanze annesse, ne esistono altre, predisposte alla creazione di cinture, Money in the Bank, filmati Titantron, arene e match personalizzati. Gli elementi sbloccabili si possono ottenere in modo mirato tramite i punti VC, la valuta di gioco, oppure aprendo una vasta gamma di pacchetti mediante due tipologie di gettoni. Per farne rifornimento vi è un pratico sistema di riciclo dei doppioni.

    Tornando a "La mia Carriera", ci è stato chiesto di selezionare lo stile di combattimento del performer, disponibile in cinque variabili: i Tecnici prediligono il gioco d'astuzia e la lotta greco-romana (Kurt Angle ne è uno dei massimi esponenti); i Giganti fanno leva sulla propria imponenza a discapito della rapidità (è il caso di Andre the Giant); i Possenti puntano tutto sulla forza bruta (si parla di Brock Lesnar); i Picchiatori si affidano a colpi ruvidi e precisi (come Nakamura); mentre i Cruiser danno vita a combinazioni spettacolari e acrobatiche (ad esempio Kalisto).

    Dopo aver scelto "possente", abbiamo dato i natali a un combattente di matrice fantozziana, "Le Ministre du Petrol". La crescita del nostro beniamino personale procede lungo tre diversi alberi delle abilità: il primo si suddivide in tre rami, dedicati a costituzione, attacco e difesa; il secondo definisce la natura Face o Heel del personaggio con relativo parco mosse; il terzo, chiamato Sovraccarico, ci fornisce ulteriori miglioramenti legati a specifici elementi del lottatore. Arrampicandosi sulle fronde dello Skill Tree principale, il nostro avatar può scalare cinque diversi ranghi Prestigio, i quali offrono abilità inedite e dall'impatto superiore. All'inizio siamo partiti dai bassifondi del wrestling, in una disgraziata quanto sconosciuta lega indipendente: la BCW. Dopo una serie di eventi fortunosi e talvolta improbabili, siamo riusciti a ottenere un contratto da Triple H in persona. A differenza di WWE 2K18, l'intera storia è stata dotata di sequenze filmate e doppiaggio di ogni singolo protagonista, da Daniel Bryan, passando per Triple H fino a AJ Styles. Per quanto la sincronizzazione tra movimento delle labbra e parlato sia claudicante, non abbiamo potuto far altro che gioire per tale aggiunta, memori del silenzioso mortorio che era la MyCareer del precedente capitolo. Pur con diverse incertezze nella seconda parte dell'avventura, la sceneggiatura riesce a farsi seguire con piacere, tramite situazioni a cavallo tra il kayfabe e la vita dietro le quinte. Durante specifici frangenti ci siamo imbattuti in dialoghi a scelta multipla, i quali purtroppo posseggono scarsa rilevanza. Non è inoltre possibile esplorare liberamente l'hub di gioco, ma solo scambiare quattro chiacchiere con i comprimari e le superstar. Una simile scelta, decisamente oculata, ci ha evitato di vagare in un ambiente vuoto e privo di reali attrattive. Così come nella Presentazione, anche qui - durante i match - sono presenti alcuni obiettivi, stavolta maggiormente accessibili.

    Where are my WWE ice cream bars?! (Un viaggio nel WWE Universe)

    Gestire e dirigere una compagnia come la WWE non è un compito affatto semplice, ragion per cui non vorremmo (e potremmo) metterci nei panni della famiglia McMahon-Levesque. Tutt'altra storia è farlo senza rischi, pad alla mano e comodamente adagiati sul divano. A tal proposito, corre in nostro soccorso un altro elemento cardine dell'offerta ludica: la modalità WWE Universe.

    Benché a primo impatto possa apparire identica a quella proposta l'anno precedente, è necessario sottolineare la presenza di alcune novità. In primis, la valigetta Money in the Bank è ora personalizzabile, senza contare le inedite opportunità d'incasso: spetta soltanto a noi decidere se attaccare il campione di turno prima, durante o dopo un match. A proposito di campionati, il numero di cinture presenti in un singolo show è stato ampliato, consentendoci di assegnare titoli multipli a tag team o singole star. Queste inoltre possono essere accompagnate da uno o più manager a bordo ring: Brock Lesnar conterà Paul Heyman al suo fianco, mentre Eric Young avrà il pieno supporto di tutta la Sanity. Questa modalità ci permette di percorrere e gestire la programmazione settimanale della WWE, inclusi NXT e 205 Live. Ogni mese, chiaramente, non mancherà il consueto appuntamento con i Pay Per View. Di ogni show possiamo personalizzare, roster, fazioni, rivalità, campioni e soprattutto la scaletta. Proprio quest'ultima si divide tra incontri e promo: i primi possono essere giocati o simulati a piacimento, personalizzabili in quanto a partecipanti, stipulazioni e premi in palio; i secondi invece ci consentono di avviare rivalità e di modificare la natura Face o Heel dei wrestler. A differenza della MyCareer, qui i dialoghi non convincono e, purtroppo, non sono stati doppiati. Ne consegue, inevitabilmente, un drastico calo di mordente e la voglia di saltare a piè pari le sezioni al microfono. Al netto di una longevità pressoché infinita, il WWE Universe risulta meno invitante della Carriera e della Presentazione, rimanendo esclusivo appannaggio dei fan più sfegatati.

    There's always a Plan B...(La scalata delle Torri ed il Road to Glory)

    Come già ribadito in precedenza, l'offerta ludica di WWE 2K19 è monumentale. Oltre alle modalità principali, il titolo di Yuke's propone altre forme d'intrattenimento. Pescando a piene mani dai recenti lavori di Netherrealm Studios (gli autori di Injustice 2 e Mortal Kombat X), fanno il proprio debutto le Torri 2K. Ciascuna scalata presenta regole, restrizioni e condizioni di vittoria differenti. Tra stipulazioni varie, teste giganti e omaggi al passato, è possibile affrontare una sequela di avversari con un personaggio creato o uno fra i numerosissimi membri del roster.

    Le Torri sono suddivisibili in tre categorie: le Gauntlet vanno completate in una singola sessione, pena la perdita dei progressi; le Torri a Gradini consentono di riprendere il fiato tra un match e l'altro, presentando però un maggior numero di incontri; mentre le sfide giornaliere e settimanali sono disponibili per un periodo di tempo limitato. Completare tali imprese permette di accumulare stelle, essenziali per accedere alle Torri PPV mensili e ottenere ricompense esclusive. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalle Torri 2K perché, pur non potendosi definire rivoluzionarie, sapranno regalare decine di ore di divertimento ai patiti del wrestling. Al pari di qualsiasi titolo sportivo che si rispetti, non è da trascurare l'elemento competitivo. Sfidando gli avversari online in eventi quotidiani, abbiamo mosso i primi passi lungo la Road to Glory. Step imprescindibile è entrare a far parte di una delle otto fazioni disponibili: nel nostro caso, abbiamo scelto la D-Generation X.

    Completare alcune specifiche richieste durante i match consente non solo di aumentare il livello della propria stable ma anche di ottenere oggetti per l'editor ed emblemi per il profilo. Guadagnare stelle e qualificarsi per gli eventi PPV è di certo piacevole, se solo non fosse necessario attendere mesi interi per poter competere effettivamente. Facendo invece riferimento ai normali incontri online, l'efficacia del matchmaking si è rivelata altalenante. Prima di poter accedere a un normale Triple Threat, abbiamo dovuto attendere svariati minuti in un'arena d'allenamento.

    Il bilanciamento inoltre ci ha creato non pochi grattacapi con avversari di categorie superiori. Non comprendiamo il perché si possano utilizzare le superstar personalizzate senza restrizioni di sorta, rendendo praticamente vano ogni tentativo di prevalsa. WWE 2K19 è più interconnesso che mai con la vasta Community di giocatori, ai quali viene data la chance di caricare e scaricare sorprendenti creazioni. Un esempio? Abbiamo potuto malmenare John Cena nei panni di CM Punk, perfettamente riprodotto dall'utenza. Ancora una volta la possibilità di personalizzare le superstar esistenti o di crearne di nuove si è rivelata una funzione imprescindibile per arricchire l'intero parco lottatori: stiamo solo aspettando Tetsuya Naito.

    Eat, Sleep, Suplex, Repeat (Il gameplay sul ring)

    L'immenso coacervo di attrazioni che è il titolo di Yuke's e Visual Concepts è chiaramente sorretto dal sistema di combattimento. Sebbene nelle ultime iterazioni siano state apportate varie modifiche, ci siamo puntualmente trovati dinanzi all'incontrovertibile realtà: l'intera struttura è ancora fin troppo legata ai meccanismi d'inizio millennio. La più veloce esecuzione dei colpi e i conseguenti impatti rientrano tra le migliorie di questa edizione, ma persistono - ostinatamente - problemi di "lettura" degli attacchi, non sempre facili da direzionare.

    Inoltre, ci siamo ritrovati più volte a mancare clamorosamente il bersaglio, con i colpi che sembravano scivolare sull'avversario senza infliggergli alcun danno. Ciò detto, non manca la possibilità di dar vita a un'ampia varietà di mosse, tra classiche e contestuali, un aspetto che rende le scazzottate sempre gradevoli da affrontare. La pressione della croce direzionale ci consente inoltre di sbeffeggiare l'opponente, insultare la folla o attivare una mossa speciale. Di recente introduzione è invece la meccanica del Payback: tramite la pressione del tasto L3, è possibile sfruttare due tra numerosi perk secondari. L'apposito indicatore si riempie in base ai danni subiti, e una volta pieno le abilità saranno attivabili. Questi preziosi bonus possono fornirci una mossa finale extra, teletrasportarci nell'oscurità come Undertaker, salvarci da uno schienamento all'ultimo secondo o aumentare il danno inflitto dai nostri pugni. Mentre abbiamo apprezzato le limitazioni al numero di contromosse - accortezza che aggiunge un maggior tatticismo agli incontri - non possiamo ugualmente esprimerci in merito ad alcuni macchinosi QTE, tra cui quello del Comeback e delle mosse concatenate. C'è inoltre da sottolineare come le dinamiche di alcuni match - prima fin troppo grezze - siano ora più raffinate: considerato da molti come uno dei peggiori dell'edizione 2018, lo Steel Cage ora vanta ulteriori interazioni. Attaccare il nostro avversario durante la scalata o sul bordo della gabbia non è più fantascienza, complice l'introduzione di un nuovo mini-gioco dedicato alla fuga. Tale soluzione, semplice ed efficace, garantisce una maggior durata dell'incontro. Dal canto suo, anche l'Hell in a Cell presenta alcune piccole migliorie: girovagare all'esterno del "Devil's Playground" è ora possibile, seppur con qualche incertezza delle animazioni. Il livello d'interazione con le superfici della gabbia è aumentato: con un'Irish Whip o una Body Slam ben assestata, potrete danneggiare sia la struttura, sia l'avversario. A chiudere il cerchio delle novità, troviamo la Royal Rumble tutta al femminile, a rappresentare la recente "Women's Evolution".

    The annual entertainment spectacular (Il comparto grafico)

    Un'opera che vuole mettere in scena lo spettacolo della WWE in tutte le sue sfaccettature necessita di una solida presentazione audiovisiva. Al netto delle solite imperfezioni (basti pensare al comportamento dei capelli e ad alcune animazioni sopra le righe) la modellazione dei lottatori resta di buon livello nonostante l'imponenza del roster. L'illuminazione generale è in grado di sottolineare la muscolatura e il sudore degli atleti, il tutto senza che i fotogrammi subiscano oscillazioni evidenti.

    Il frame rate, infatti, si mantiene quasi sempre stabile intorno ai 60 fps, anche quando il ring è particolarmente affollato. L'immagine risulta sufficientemente pulita su PS4 Pro, con sporadico aliasing che serpeggia su alcune superfici delle arene. In ambito audio, la colonna sonora - seppur ristretta - contiene ottimi brani di vario genere: dai Metallica ai Rancid, fino ad arrivare ad Eminem, le tracce selezionate sono perfettamente calzanti con il clima della produzione. Piccola chicca: nei menù è possibile ascoltare anche i temi d'entrata di ogni superstar. Ci siamo già espressi circa la qualità del doppiaggio ma segnaliamo come siano state aggiunte numerose battute al commento dei telecronisti.

    WWE 2K19 WWE 2K19Versione Analizzata PlayStation 4 ProGrazie a una serie di piacevoli novità e migliorie, WWE 2K19 è ad oggi il miglior esponente della serie. La grande cura riposta nei dettagli e nella mole di contenuti si traduce in un perfetto omaggio al mondo di McMahon. La Presentazione e la MyCareer garantiscono diverse ore di sano divertimento, tra emozionanti ricordi e la nascita di una nuova stella. Grazie a un editor sconfinato, un roster esorbitante e alcune modalità secondarie azzeccate, la longevità del prodotto si dilata a dismisura. Il WWE Universe, di contro, resta avvicinabile dai soli fedelissimi, mentre permangono alcuni difetti ancorati ad un gameplay ormai un po’ vetusto: è un peccato che i limiti del combat system ostacolino la piena riuscita di un titolo realizzato con passione e fedeltà. Ciononostante, consigliamo WWE 2K19 sia ai veri appassionati, sia a un pubblico più casual alla ricerca di una solida scazzottata. Confidiamo che l’avvento delle nuove generazioni di piattaforme possa portare il brand di 2K a vincere finalmente l’Universal Championship.

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